domenica 13 marzo 2016

Achille, la freccia e la tartaruga

Come certamente avrete notato, avanzando gli anni si apprezza sempre di più il momento presente, un po' perchè il futuro si fa sempre più incerto e un po' perchè la memoria si fa sempre più corta. In conseguenza di tutto ciò, il tempo sembra correre più veloce (strano: godiamo di più il tempo proprio quando va via più in fretta).

Ora, toccate ferro e immaginate di essere a pochi minuti dalla morte. Il processo suddetto si dovrebbe intensificare: ogni minuto secondo in avanti significherebbe un'intensificazione logaritmica sull'asse della consapevolezza e dell'intensità della vita.

Sappiamo che tra l'uno e lo zero i numeri sono altrettanto infiniti che fra zero e l'infinito - lasciando da parte quella storia della freccia che prima di andare a bersaglio deve passare dal punto medio della sua traiettoria e così via nel segmento rimanente, fino a non arrivare mai. Oppure a quell'altra ancora più ridicola di Achille e della tartaruga - entrambe vere se si immagina di tirare una freccia a una tartaruga e di colpire per sbaglio nel tallone quel pirlone di Achille che attraversa la traiettoria nel suo punto medio: davvero in questo caso la freccia non arriverà mai al suo bersaglio e Achille non raggiungerà mai la tartaruga. Ma si tratta di un caso assai raro.

Orbene, noi quell'estremo percorso di riffa o di raffa, volenti o nolenti lo percorriamo tutto e proprio per questo sperimentiamo l'infinito nell'ultimo istante finito del nostro esistere: riusciamo a contare tutti i numeri che contiene e al limite ne percepiamo l'eternità: a questo punto, paradiso e inferno dipendono dalla gioia con cui riusciamo a contare. Il che può dirsi anche riferito a molti anni prima.

Se poi è vero, come molti pensano, che negli ultimi istanti si rivede il film della propria vita, importante è solo che sia un bel film

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