Devo dare qualche parametro che faciliti la comprensione di quanto segue. Sono un semiologo della musica e un musicista di scuola antica. Le canzoni sono per me un "fumetto sonoro", secondo la definizione inventata da Francesco Guccini: come i fumetti non sono né pittura né letteratura, ma una forma d'arte nuova, così le canzoni non sono né musica né poesia, ma comunicazione, nuova se non altro per la inusitata vastità della sua diffusione. Per questo parlo dell'atmosfera creata dai Balordi e non della loro musica, come ci si potrebbe aspettare da me.
Dei Balordi ricordo "Vengono a portarci via", l'inciso e pochi versi: abbiam trovato un suono nuovo più forte degli altri, più grande di tutti... e watt e watt e cento e mille watt....e quel MA! Col punto esclamativo.
Erano anni in cui si era ossessionati dal sound: leggendo gli articoli sui complessi, la parola ricorreva come fosse il nucleo di tutto (ed effettivamente lo è, ma non in quel modo tutto sommato cialtronesco). I Balordi colpiscono il cuore del problema, con un testo accompagnato da una versione rimodernata dell'Orchestra Intonarumori dei Futuristi. E se Dio vuole, futuristicamente, sfottono.
E quelli che poi sono diventati i gruppi, si chiamavano allora complessi, cioè a voler vedere, più che aggregazione giovanile, sintomatologia di disagio mentale: e i giovani, oltreché smidollati, privi di iniziativa, sporchi e deficienti - preciso come oggi - erano visti dai media come malati di mente.
Quindi, vengono a portarci via, ah ah, ih ih, oh oh, alla faccia vostra, a noi piace: il matto è il simbolo del popolo, bue cieco che ci vede benissimo e si muove veloce. Si incarna a volte nel giullare, nel giullare di Dio San Francesco d'Assisi, nel premio Nobel a Dario Fo - e in quel 45 giri.
Ricordo anche la disarmante semplicità di un verso di "Don Chisciotte", altro ricordo di quegli anni: la ragazza che piace a me, e lo ricordo mio malgrado: ho risentito Don Chisciotte prima di scrivere queste righe che sento di dovere ai Balordi e ce l'ho ritrovato senza sapere che era un verso di quella canzone, e mi è venuta in mente la ragazza che piaceva a me in quegli anni, e quelle che mi sono piaciute dopo e quella che mi piace adesso. Chiedo scusa se parlo di Maria, non nel senso di un discorso, quello che mi viene, dice Gaber qualche decennio dopo, e con ciò vengo al punto: ricordo pochissimo dei Balordi, ma ho presentissima la sensazione che le loro canzoni contenessero il seme di quello che è venuto dopo. Mi ricordo il mio compagno di banco, che mi diceva: "Forti i Balordi! Cantano ero lì che pensavo ai cazzi miei..." (mentre gli altri cantavano Se verrai con me nel mio carro fra le nuvole, o Non ho l'età per amarti). Quindi i Balordi cantavano come noi trasgressivamente parlavamo ai tempi in cui il preside ci aspettava sul portone per rimandare a casa chi si presentava senza cravatta, altro che capelli lunghi. I Balordi eravamo noi, e molto di loro ci ha accompagnato fino a oggi. A me di sicuro.
Che altro ricordo? Domani devo fare una cosa, devo cambiar la società, il che di lì a pochissimo si sarebbe avverato nel velleitarismo dei gruppi dell'ultrasinistra (e purtroppo anche dell'ultradestra), nei sogni dei Situazionisti - da cui poi nacque Re Nudo, movimento in odore di Balordi fin dall'inizio.
Ma! Balordo cosa vuol dire? Nel linguaggio della mala vuol dire uno che fa la vita, contrapposto a Renato, un regolare.
Ma Balordo è anche chi ha accusato il colpo di quello che gli è successo attorno, e ne esce con le idee confuse e la coscienza traballante. Però almeno ha dimostrato che la coscienza ce l'ha, o almeno l'aveva. Balordo, o sbalordito, è chi guarda quello che c'è intorno e ancora si meraviglia del male. Con la consapevolezza che se tornasse il diluvio, poi restano a galla una chitarra, una maglietta e un mini-pool : versi che potrebbero aver scritto gli Skiantos, o Elio e le sue Storie, tutti post-Balordi che non sono altro.
E se facessimo un'Associazione? Potremmo chiamarla Balordi allo Stato Nascente - ai tramonti, ai tramonti - Stato Nascente dei Balordi - agli orienti, agli orienti - o come si vuole - ai tramonti dei soli nascenti.
Ricky, ricordi i Balordi?
Son stati gli stati nascenti
dei sogni seguenti.
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