Achille, la freccia e la tartaruga
Come certamente avrete
notato, avanzando gli anni si apprezza sempre di più il momento presente, un
po' perchè il futuro si fa sempre più incerto e un po' perchè la memoria si fa
sempre più corta. In conseguenza di tutto ciò, il tempo sembra correre più
veloce (strano: godiamo di più il tempo proprio quando va via più in fretta).
Ora, toccate ferro e immaginate
di essere a pochi minuti dalla morte. Il processo suddetto si
dovrebbe intensificare: ogni minuto secondo in avanti significherebbe
un'intensificazione logaritmica sull'asse della consapevolezza e dell'intensità
della vita.
Sappiamo che tra
l'uno e lo zero i numeri sono altrettanto infiniti che fra zero e l'infinito -
lasciando da parte quella storia della freccia che prima di andare a bersaglio
deve passare dal punto medio della sua traiettoria e così via nel segmento
rimanente, fino a non arrivare mai. Oppure a quell'altra ancora più ridicola di
Achille e della tartaruga - entrambe vere se si immagina di tirare una freccia
a una tartaruga e di colpire per sbaglio nel tallone quel pirlone di Achille che attraversa
la traiettoria nel suo punto medio: davvero in questo caso la freccia non
arriverà mai al suo bersaglio e Achille non raggiungerà mai la tartaruga. Ma si tratta di un caso assai raro.
Orbene, noi
quell'estremo percorso di riffa o di raffa, volenti o nolenti lo percorriamo tutto e proprio per
questo sperimentiamo l'infinito nell'ultimo istante finito del nostro esistere:
riusciamo a contare tutti i numeri che contiene e al limite ne percepiamo
l'eternità: a questo punto, paradiso e inferno dipendono dalla gioia con cui
riusciamo a contare. Il che può dirsi anche riferito a molti anni prima.
Se poi è vero,
come molti pensano, che negli ultimi istanti si rivede il film della propria
vita, importante è solo che sia un bel film
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